an american werewolf in london 1981

Il film che preferisco sul genere per vari motivi, mi spaventò a morte quando lo vidi al cinema nel 1981 e da allora l’ho visto più di duecento volte. Come disse il regista, è la storia di due simpatici ragazzi che alla fine sono morti entrambi. È il film che secondo me incarna il vero licantropo, la bestia è un incrocio tra un grosso lupo ed un leone, Rick Baker (autore della sua realizzazione pratica) disse di essersi ispirato al proprio cane, un Chow Chow. Innovativo il make up e la trasformazione, viene resa in camera grazie all’egregio lavoro di Baker e della sua troupe, ovviamente all’epoca non esistevano effetti digitali. Il licantropo è quindi a 4 zampe, non ha alcuna reminiscenza della suo “ospite” e la memoria a breve termine dell’uomo sparisce alla fine del ciclo della trasformazione. Ad onor del vero, quando David in versione licantropo viene confrontato da Alex che gli dichiara il proprio amore, nel disperato tentativo di riportarlo a sé strappandolo alla bestia, si ha come l’impressione che lui la riconosca ma invano, mentre stia per balzarle inevitabilmente addosso viene ucciso, da lì a pochi istanti, una inconsolabile Alex sarà testimone della sua trasformazione in umano per l’ultima volta, la trasformazione avviene fuori camera ma è il primissimo piano di una sconvolta Alex a descriverla attraverso le proprie emozioni, rivediamo quindi il corpo di David mentre ascoltiamo il singhiozzo colmo, rotto di disperazione di Alex un istante prima dei titoli di coda che arrivano brutali ed improvvisi con un fantasmagorico arrangiamento di Blue Moon.

Il mitico Griffin Dunne nella parte di Jack ritorna come non-morto ed è senza dubbio ormai iconografico il suo trucco, nei vari stadi di decomposizione, ad opera di Baker, David Naughton nella parte di David, il licantropo, forse il suo ruolo più noto. Una splendida Jenny Agutter nei panni della bella infermiera Alex, avrà l’ingrato ruolo di testimoniare l’identità del licantropo innamorandosi di David. Sono rispettate quasi tutte le regole sui licantropi tranne quella relativa all’argento. Il licantropo viene abbattuto dai gendarmi che usano un calibro d’assalto ma non certo d’argento, colui affetto dalla maledizione, è in grado di vedere e parlare con le vittime del lupo mannaro intrappolati nel limbo dei non morti, un elemento che ricorrerà in seguito in molti film di genere. Il film è carico di citazioni, una fra tutte ad opera di David che racconta ad Alex la storia dell’Uomo Lupo, film del 1941. Un lupo mannaro può essere ucciso solo dalla persona che lo ama e infatti Alex nel disperato tentativo di far ragionare l’animale lo impegna, involontariamente, quel tanto da dare la possibilità agli agenti di fare fuoco. Landis offre una regia accorta e non mancano vari spunti umoristici che spesso rasentano il grottesco, fa anche da stuntman nella famosa scena del maxi tamponamento a Piccadilly Circus, è il passante che finisce per sfondare la vetrina. Memorabile il dialogo tra I due protagonisti durante la visione del film porno nel cinema, da ricordare anche l’aneddoto all’isolato pub l’Agnello Macellato relativo a “Ricordati di Alamo!!!”. Ottima la colonna sonora, piena di brani memorabili ed iconografici, Blue Moon e Moondance tra tutti. Nei titoli di coda sono presenti gli auguri per le allora recenti nozze reali di Carlo e Diana e spicca la Lycantrope production tra i produttori del film. Nello stesso anno uscì nelle sale L’Ululato di Joe Dante, con un budget però inferiore che perse ai punti il duello con il film di Landis. Innegabile che anche L’Ululato, sia una pietra miliare del genere anche se inferiore per sforzo produttivo.