Avatar 2009

Spesso i miei sogni riguardano il volo, l'essere sospesi in volo, avvertire la resistenza dell'aria mentre la si attraversa, misurare con lo sguardo le distanze ed avere una seppur vaga percezione di tutto ciò che sta sotto, a terra. Volare talmente veloce da non riuscire quasi a respirare tanta è la pressione sul viso, avvertire l'aria come una cosa viva, una dimensione spugnosa finalmente non più qualcosa di etereo, una forza domabile con una forza ancora più grande. Volare ed osservare tutto scorrere via velocemente, più di quanto l'occhio riesca ad afferrare, solo i grandi spazi sembrano sostare per più di qualche secondo mentre la percezione della velocità aumenta e nulla sembra poter arrestare questa sensazione. Volare, essere liberi da vincoli e da leggi fisiche, il sogno di questo tipo risulta essere molto più gratificante, le endorfine sono prodotte in quantità maggiore come anche la serotonina, resta anche come l'esperienza più vivida e facilmente ricordabile al momento del risveglio. Volare è probabilmente il sogno più diffuso e allora perché non iniziare un film proprio con questa sensazione… in volo libero senza remore, sorvolando la lussureggiante flora di Pandora, una scena iniziale che è anche il biglietto da visita, la presentazione di ciò che la nuova epica di Cameron promette e mantiene immediatamente. Lo spettacolo inizia in modo tambureggiante, senza pausa, le prime parole colpiscono dritte il bersaglio e ci si ritrova a pensarle come fossero proprie.

Iniziamo dalla storia e dal cast certamente ma prima parliamo del regista ed autore. Si accusa Cameron di voler avere sempre un controllo maniacale sulla troupe, non è in fondo molto diverso da chi vuole essere sicuro di ottenere un ottimo risultato lavorando in team, forse è proprio questa indole, la sua inflessibile professionalità che porta poi ogni attore ed interprete ad una performance davvero sopra la media. In pochi istanti abbiamo una completa caratterizzazione dei vari personaggi, allo stesso modo li vediamo subito essere tasselli essenziali alla storia. Chi sentenziando decide che Cameron sappia solo banalizzare oltre modo la storia ed i dialoghi prediligendo l'aspetto tecnico e visivo sopperendo così alle lacune narrative dovrebbe prestare maggiore attenzione ai suoi lavori, ai dettagli, alle trame e soprattutto ai dialoghi. Sicuramente non abbiamo visto lo stesso film e se per caso fosse stato lo stesso film sicuramente stavate cincischiando con il cellulare dimostrando non solo poco interesse ma scarso senso civico, in altre parole dovreste solo vergognarvi. Analizzando un po' i film di Cameron, nelle sue storie l'intensa caratterizzazione di personaggi quali Sarah Connor, Kyle Reese, Virgil, Lindsey, Bishop, Il Marine Hudson, il Marine X, la stessa Ripley (solo per citarne alcuni dei numerosissimi presenti) non fa che avallare l'ottusa miopia delle critiche incapaci di discernere la seta dalla plastica. Sono luoghi comuni come comuni e distruttive sono le critiche verso chi pone un nuovo stato dell'arte ogni volta che realizza una propria visione. La sua nuova visione è la più bella e la più concreta, ancora una volta un nuovo stato dell'arte, Cameron è un artista completo, irraggiungibile, egli è l'essenza dell'idea trasformata in realtà. Cameron ha come Lucas un gran merito, è il solo a sapere come la propria storia debba essere raccontata da un punto di vista globale, sono infatti a conoscenza più di tanti altri sedicenti registi delle varie problematiche, dei vari aspetti caratterizzanti tutti i vari stadi attraverso cui un film si concettualizza, si produce, si sviluppa e finalmente si gira. Per questo preciso motivo, registi di questo calibro ai quali non posso non aggiungere il maestro supremo Kubrick, non scenderanno mai ad alcun compromesso ma manterranno il controllo totale sul proprio lavoro sino ad ottenere gli obbiettivi ed i risultati prefissati. Chiederà a tutti di dare il 2000% 24 ore su 24 sette giorni alla settimana per tutto il tempo che sarà necessario. Non è dittatura ma è semplice volontà di realizzare ciò che deve essere realizzato nel migliore dei modi.

Avatar, primo capitolo di una immensa trilogia pronta a segnare per sempre la storia come già un'altra trilogia in passato lo fece e per ironia della sorte fu proprio dopo la visione di Star Wars ANH che James Cameron abbandonò il suo lavoro di camionista e iniziò a perseguire la sua passione. In un prossimo futuro, 2154 con un pianeta Terra ormai devastato ed incapace di sostenere ulteriormente la vita, alla ricerca di nuove materie prime e fonti di energia l'uomo inizia la colonizzazione di altri mondi spingendosi nello spazio profondo, dopo quasi sei anni di viaggio in animazione sospesa ci troviamo su uno di questi nuovi pianeti, Pandora. Viene rilevata in massiccia quantità il minerale "unobtainium", il minerale più prezioso dell'universo, perfetto per l'uso che se ne vuol fare ma costosissimo. La colonizzazione porta gli umani a scontrarsi con i nativi del pianeta, questo fenomeno origina due situazioni, quella prettamente bellica e quella scientifica e in questo ambito conosciamo il marine Sully che entra a far parte del progetto Avatar, un innovativo sistema capace di trasferire l'Io cosciente in ibridi umanoidi capaci di interagire con il mondo ostile di Pandora con lo scopo di trovare una soluzione pacifica al conflitto in atto tra umani ed alieni. In un primo momento Sully essendo un marine asseconda la propria missione di infiltrato ma una volta resosi conto della distruzione arrecata dalla propria specie al pianeta ed al popolo alieno che lo ha accolto decide di ribellarsi. In fondo questa è la storia più antica del mondo, l'antropologia, l'evoluzione, l'essere e il divenire, la genesi e la sua antitesi secondo James il dittatore, il re sadico, colui che tutto controlla e deve attentamente organizzare ebbene… è tutto vero, per ottenere dei risultati soddisfacenti ci vogliono innumerevoli sacrifici, nessuno coinvolto in questo progetto si è risparmiato, la lunga gestazione, sin dai primi schizzi al montaggio finale, il blending delle varie tecnologie disponibili ed inventate per l'occasione, il genio di Cameron e il tempo bastante hanno creato tutto questo. La storia non si crea, la storia si racconta, non è la storia in se, ognuno ha la propria e la fa propria ma ciò che davvero conta è come la storia venga raccontata, a questo punto la storia non è più appartenente ad un singolo ma diventa collettiva, proprio perché il suo racconto e la sua epica aggrediscono ed immergono chiunque si avvicini ad essa.

Kubrick invitava lo spettatore ma alla fine senza troppi complimenti piegava l'ignaro dalla sua, oppure restava quel limbo di criptica tale che lo spettatore non capisse più cosa fosse andato a vedere, Cameron utilizza la sua arma migliore, l'immaginazione, l'ingegno figurativo per ottenere lo stesso risultato, ci si avvicina alla sua storia naturalmente, normalmente, ci si trova a lambire l'orlo di questa buco nero, di questa voragine inesplorata, la porta oscura che porta ad una nuova avventura e all'improvviso ci si trova vorticosamente a precipitarvi dentro. L'input visivo è strabiliante, l'audio è perfetto, la combinazione di queste due potenti sorgenti e l'accuratezza del dettaglio e dell'applicazione del Cameron's 3D rende tutto un'esperienza unica e del tutto genuina. L'io di Cameron è da sempre diviso tra l'uso della tecnologia più estrema e avanzata e la lettura libera delle percezioni dell'animo, del puro spirito, l'approccio più sentimentalmente consono a ciò che non ha una dura scorza ma resta in ogni caso ad occupare una posizione di primo piano se non la più importante. La ragione propria del cuore per descrivere impropriamente con forma di ossimoro ciò che di più complesso esista, la ragione del cuore è opposta alla ragione del discernere e del dedurre. Amore e metallo, lealtà e tradimento, coraggio e dolore, amicizia e lotta infinita.

Il cast di Avatar è degno di nota senza alcun dubbio. Ritroviamo prima di tutto Sigourney Weaver nei panni della dottoressa Grace Augustine principale responsabile del progetto Avatar, apparentemente cinica crede davvero nel proprio lavoro e determinatamente cerca una soluzione pacifica al conflitto in atto su Pandora. Ella ha una forte personalità, carismatica, una sorta di guida che pur partendo da basi scientifiche e prettamente razionali si evolve verso qualcosa di più ampio e mistico, altri personaggi chiave quali Sully e Trudy prenderanno parte al suo fianco e a favore della causa dei Pandoriani. È la classica figura femminile forte e determinata, sempre presente nei film di Cameron, ormai la conosciamo, è perfetta.

Sam Worthington nei panni del marine paraplegico Jake Sully, attore predestinato forse a lavorare con Cameron dopo avendo partecipato ad uno dei suoi più importanti franchise quale Terminator Salvation. Protagonista assieme a Zoe Saldana di questa epica avventura. Sogna di volare e in fondo guidare un avatar sembra essere la stessa cosa, ritrovare l'uso delle gambe da paraplegico, vivere per un certo punto due vite parallele fino a che la realtà diventa il sogno ed il sogno la realtà, siano a che una vita incrocia un'altra vita e il risultato diventa accecante.

Zoe Saldana, Neytiri, la co-protagonista, impregna ogni sequenza di grande intensità, ottimo l'approccio e la sua marcata interpretazione. Convince senza dubbio e si dimostra perfetta come è perfetta l'alchimia con Worthington.

Stephen Lang, il Colonello Miles Quaritch, interpreta il vero nemico, a capo della divisione militare, non intende che un tipo di conflitto, quello bellico con l'esercito a dettare i nuovi comandamenti invece di un compromesso pacifico con i nativi. Sfrutta le informazioni di Jake per portare un distruttivo attacco contro i Na'vi.

Joel Moore, Norm Spellman, tirocinante presso il laboratorio che in un primo momento risulta apparire avverso a Jake per poi diventarne amico e sostenitore. Fa parte del cast di supporto e che supporto.

Giovanni Ribisi, Parker Selfridge, è il rappresentante esecutivo degli interessi della Compagnia che opera su Pandora al fine di ottenere l'unobtainium, il minerale più prezioso dell'universo, un personaggio cinico e superficiale incapace di vedere al di là del proprio naso capace di anteporre gli interessi economici della Compagnia prima di tutto, è colui che riceve e fa eseguire direttamente gli ordini della Compagnia. Analogicamente lo si può confrontare con il personaggio Burk presente in aliens, non è forse cinicamente equivalente ma antepone ogni cosa persino la vita agli interessi economici. Rappresenta la figura maschile contro cui spesso un personaggio femminile deve ripetutamente scontrarsi (Dott.sa Augustine) nei film di Cameron.

Michelle Rodriguez, Trudy Chacon, dopo vari successi come FnF, l'attrice texana di discendenza portoricana interpreta qui una dei piloti elicotteristi che al momento cruciale sceglierà di disertare sposando la causa dei nativi.

Laz Alonso, Tsu'tey, futuro capo del clan nonostante l'avversione iniziale verso il marine Jake cammina nei sogni, risulterà essere poi un fedele alleato.

Wes Studi, Eytukan, il capo della tribù, saggio e arguto comprende le potenzialità di Jake consentendo la sua nuova iniziazione.

CCH Pounder, Moat, la matriarca della tribù, dimostra una fiducia innata nei confronti dell'alieno umano Jake.

Cameron è uno straordinario visionario, capace di sintetizzare concetti apparentemente molto lontani tra loro, quindi in perfetta antitesi, fondendoli insieme, un dualismo che è possibile notare in ogni sua opera, un dualismo che pervade la sua immagine di storia. Riuscire a coinvolgere la Weta e la ILM, spingendole al massimo, creando un ennesimo stato dell'arte è la dimostrazione che sia possibile spingersi sempre un po' più in là di ogni traguardo raggiunto, qualunque sia il campo di attinenza, sono necessarie volontà, profondo immaginifico, carattere e auto-convinzione. Se non avesse scritto lui le sue storie non avrebbe avuto alcuna storia da raccontare. Il film dura poco più di 160 minuti e si compone per il 40% di riprese live e per il restante 60% di CGI e motion-capture, un singolo frame di rendering ha impiegato ben 48 ore lavoro/uomo per essere completato, questo solo per delineare appena la mole di dati necessari da processare per arrivare a realizzare questo capolavoro. Un progetto quello di Avatar tenuto forzatamente a riposo dallo stesso regista per più di 10 anni, attendendo pazientemente che il livello tecnologico fosse sufficientemente avanzato per la realizzazione di un concetto talmente nuovo da sembrare quasi irrealizzabile. Dopo aver vissuto questa esperienza attraverso le azioni di Jake non sarete più gli stessi. Chiamare Avatar semplicemente un film è sin troppo riduttivo, nella sua versione totale ovvero quella in 3d non invasivo e senza alterazione cromatica è uno spettacolo, l'uso sapiente dell'illusione a tre dimensioni non stanca il pubblico, colpisce quando meno ce lo si aspetta ed è questo che lo rende unico.

Le solite ovvie-menti ricorderanno The Hurt Locker e lo ricordano ironia della sorte proprio a causa dell'Avatar, i premi più o meno blasonati non significano assolutamente nulla. Un regista lavora prima di tutto per se stesso, se riesce nel suo intento allora chiunque altro si riconoscerà nella sua storia, capita di rado ma capita. Il signor Cameron non aveva da dimostrare niente a nessuno, magari solo a se stesso realizzando un sogno mantenuto a lungo tale e riaffermare, se possibile, se ce ne fosse ancora bisogno, ancora una volta, il concetto fondamentale secondo cui l'espressività innata cerca solo il mezzo ideale ed adatto per manifestarsi. La conclusione è logica, il Re è tornato! Tra un anno il film della Bigelow, ottima artista e regista per altro (Point Break, Near Dark sono delle chicche che vi consiglio di vedere se non lo aveste ancora fatto) nonché ex di Cameron, avrà il primo cassetto dell'archivio del dimenticatoio e l'Avatar invece sarà ancora qui, martellante e suggestivo come la prima volta.