eyes wide shut 1999

È uno dei miei film preferiti, è sicuramente il film che ho visto più volte (più di mille) e che continuo a vedere, è un grande atto teatrale, una full immersion, una finestra da principio e poi una larga e levigata autostrada aperta sulla consistenza dello stato dell’essere e della differenza (e diffidenza) percettiva di ognuno. Un cazzotto ricevuto come risveglio brutale ed una nebbia melliflua che possa accompagnare ogni delirio. Tratto ed adattato da “Traumnuvelle” di Arthur Schnitzler, Kubrick narra della perfetta e solida vita del "Buon" Dottor Bill Harford che cambia subitaneamente e drasticamente mentre tutto si interseca ed interessa al suo mondo, il suo solido matrimonio, la moglie perfetta, i suoi amici. Tutti diventano elementi ben definiti di un nuova realtà con la quale il caro Bill non riesce più a riconciliarsi e, nel tentativo di comprendere e capire la vera natura della parte oscura, la vera natura in effetti del cambiamento nel, non banale (a volte iniquo e disperato), tentativo di riportare tutto alla normalità, rischia di perdere se stesso irrimediabilmente.

Bill, inizia quindi, a percepire e quindi vedere ogni cambiamento, ogni sottile differenza, in ogni approccio, in ogni frase, in ogni momento e siccome a volte, essere convinti di capire in verità non è comprenderne la stessa realtà, ecco che la mente già offuscata del Dottore permea la sua stessa anima di dubbi, tentazioni ed incertezze infinite. Ecco che la nuova verità, posta davanti ai suoi occhi così spalancati da sembrare, invece, completamente chiusi e quindi impossibilitati alla visione (ecco anche il riferimento all’intraducibile ossimoro del titolo inglese), appare nebulosa, indefinita, allo stesso tempo eccitante anche se pericolosa. Ultimo capolavoro di Kubrick, Eyes Wide Shut rappresenta una calda ed allo stesso tempo fredda istantanea sulla vita di tutti i giorni, di come essa improvvisamente possa mutare sconvolgendo immediatamente tutto ciò considerato, sino ad un attimo prima, concreto e solido. Il tessuto sociale è un animale, vivo, un organismo pulsante nel quale Bill dapprima si muove sicuro e via, via che la storia evolve inizia sempre più ad arrancare sino a divenire preda, anche se solo temporaneamente, di tutto ciò che egli considera per sua natura, da sé lontano. Questa è la storia di un viaggio di un viaggio, un viaggio che tocca molti luoghi e che ha una partenza certa, il momento in cui tutto crolla e però non ha una destinazione, una meta definita. Un viaggio a volte onirico e a volte semplicemente percepito a livello di coscienza, spesso, un viaggio approssimativo ma dolorosamente reale, capace di unire e toccare ogni più degradante aspetto della società umana e nel contempo ovattare apparenza ed incredulità. Un viaggio attraverso l’animo umano ed emozioni di rara incisività e di contemplata impotenza. Una destrutturante e per nulla appagante interazione costante che porta l’individuo ad essere infine vittima dei propri dubbi e paure.

L'ossimoro usato come titolo è un chiaro suggerimento al pubblico, un indizio al quale fare molta attenzione, la sottile linea quasi invisibile, a volte chiara, a volte nascosta, alla quale SK si attiene nel/per narrare la storia, una linea comunque non parallela a quella del libro originale "Traumnuvelle" di Arthur Schnitzler dal quale egli ha adattato EWS. Kubrick organizza ed imbastisce perfettamente attraverso le sue immagini, i suoi consolidati movimenti di camera, le atmosfere, una storia triste e greve allo stesso tempo. Il sottile spessore e la fragilità della condizione umana che davanti alla opprimente ed apparente verità modellata solo dalla menzogna, reagisce nel solo modo possibile, ad essa possibile, sempre in bilico tra la luminosa e calda, accogliente quotidianità di ogni giorno ed ogni distante e fredda notte.

In una costante evoluzione, ciò che sembra distante appare vicino, elementi opposti diventano improvvisamente affini, ogni tono perde della propria consistenza in termini assoluti per mischiare più tinte, chiare e scure, ovunque, comunque. Il protagonista assume suo malgrado una nuova consapevolezza, prova insomma a “vedere” con i propri occhi ciò che per una sorta di miopia esistenziale fosse impossibilitato ad osservare. In una New York essenziale osserviamo la giovane coppia Harford composta da Bill (Tom Cruise) e Alice (Nicole Kidman) attraversare una delle fasi della loro vita sicuramente più intensa e sconvolgente. Comprendo la scelta di Kubrick di utilizzare il nome di Alice, quasi una licenza se vogliamo e un altro indizio allo spettatore, non è ovviamente una scelta casuale. Alice che rispecchia se stessa, Alice nella sua quotidiana intimità è viva, Alice che sogna e allo stesso tempo vive. L'importanza di alcune scene e il suo punto di vista improvvisamente così lontano ed incompatibile da quello di Bill, suo marito, Alice la chiave del labirinto nel quale suo malgrado Bill si ritrova. Il punto di vista dello specchio dovrebbe essere terreno fertile di altre molteplici intuizioni e infatti il suo riflesso diventa l'aspetto principale, diventa la realtà proposta e quindi percepita. Alice che si agita nel suo stato alterato inizia in modo sottile e poi in modo sempre più irruento e marcato a scomporre e disperdere tutto ciò che Bill considera inamovibile e consolidato nella loro vita, nel loro matrimonio, nella loro famiglia.

Ancora un riferimento dal titolo, gli occhi chiusi, gli occhi di Alice la cui personalità ben più articolata e complessa di quanto il marito creda, inizia ad irretire Bill nelle proprie paure, lei sogna, le sue fantasie inconsce sono anche in fondo frutto di ciò che lei desidera maggiormente e rivelandole al marito rivela se stessa. Gli occhi di Bill che una volta aperti e svegli ottiene ciò che prima fosse impossibile ottenere, informazioni e favori da chi gli sta intorno. Nonostante i pregiudizi l’interpretazione di Cruise è interessante, intensa e degna di nota, l’introspezione e la perenne frustrazione trasmessa dal suo personaggio arricchisce di molteplici elementi e sfaccettature ogni dialogo e rende allo stesso tempo corposa l’interazione con gli altri. A differenza di quanto gli accade in Mag'no'lia, sembra essere quasi avulso da ogni scena, volutamente avulso, non allineato. Sembra essere nel posto sbagliato qualunque sia il tempo scelto, fuori dal tempo, lontano dalla realtà che comunque muta di continuo intorno a lui, incapace di prenderne improvvisamente atto. Ogni perversione o fuga è semplicemente squallida, nessuna delle quali è in grado di portargli alcun piacere. La realtà creduta è adesso il sogno e come ogni sogno va in brandelli all’esaurirsi del periodo di veglia. Bill precipita in una spirale di angoscia, un buco profondo dal quale faticherà ad uscire causa la propria, fondamentale insicurezza.

Mi soffermerei sulla casualità per niente casuale di ogni evento, la staticità pronunciata sino al limite della sopportazione, quasi sgradevole, di ogni parte, l'assenza evidente e prolungata di espressioni (le maschere), il cambio repentino nei modi di alcuni personaggi, l’esasperata rozzezza mascherata da una sapiente attesa dei tempi d’azione e dell’uso degli stessi. L’uso di dialoghi quasi paralleli, incrociati alla perfezione, quasi fossero dei dialoghi teatrali (ogni intervento termina prima di un inizio di quello nuovo come in una decostruzione del vero dialogo). È sin troppo evidente come in tutto questo insieme finito e posato una piccola perturbazione, un piccolo movimento convulso possa letteralmente trasformare la calma in caos puro.

In tutto questo una figura spicca sopra le altre per il suo ruolo e le sue interconnessioni, a volte palesi, e spesso occulte con il resto dei personaggi. Sto parlando di Ziegler. Interpretato da Sidney Pollack, ha il compito di illuminare il cammino di Bill, attenzione, il ruolo di questa figura muta drasticamente al mutare degli eventi intorno a Bill. Egli assume vari ruoli, è un mentore, un amico, un signore oscuro, un grande macchinatore, un uomo d’affari, il peggiore degli avversari. Qualunque sia il cammino che Bill debba affrontare noterete che la guida di Ziegler risulti alla fine sin troppo fioca, debole ed incapace di indirizzarlo, per merito di Bill in larga parte e per probabile scarsa considerazione dello stesso Ziegler nei suoi confronti.

Riferendomi al romanzo originale, Ziegler è un personaggio creato appositamente da Kubrick e infatti di lui nel romanzo non c’è traccia alcuna, a mio modesto avviso, Ziegler svolge un ruolo necessario e propedeutico alla storia e non rappresenta invece soltanto un elemento fuorviante e di dubbio scopo. Questa era anche la parte che sarebbe dovuta essere di Keytel, solo dopo l’impossibilità di Keytel a presenziare in questo ruolo, la parte andò a Pollack. Victor Ziegler è probabilmente il personaggio da me preferito nella storia, forse perché in fondo è lui la storia stessa, il grande tessitore. VZ è sicuramente strettamente coinvolto direttamente o indirettamente a quanto accade a Bill anche se in primo luogo è proprio Bill per l’uso di un aggettivo (comprensibile, in inglese understandable) in risposta alla moglie. Ziegler è un uomo potente e ricco, arrogante e rispettato, è chiaramente in grado di avere tutto ciò che vuole (non viene esplicitamente mostrato ma lo si capisce) anche una prostituta al primo piano mentre è in corso nella stessa casa una grande festa organizzata proprio da lui. Egli è abituato a trattare con la gente, con qualunque tipo di gente, Bill lo evince durante una delle ultime conversazioni/discussioni che ha con lui, comprende in effetti di trovarsi davanti un uomo dalle innumerevoli sfumature. Si comprende inoltre quanto Ziegler sia incommensurabilmente più potente del “povero” Bill. La sua forte e controversa personalità non è pienamente spiegata ma si intuisce molto più di quanto in effetti non venga mostrato. Approccia Bill in modo amichevole e quasi con referenza, nonostante vi sia una prostituta, Amanda Curran, strafatta di coca sulla poltrona accanto a lui, prostituta che è quasi accessorio del bagno nel quale si trova quando Bill solertemente si precipita in suo soccorso.

Durante lo svolgersi della storia Bill utilizza spesso la menzogna per ottenere la giusta informazione, ci tornerò dopo, tenta di usare la stessa tecnica anche con Ziegler ma si nota subito quanto navigato Victor sia, quanto sia in qualche modo allenato a trattare con le persone, non sembra essere un uomo paziente ma è comunque perfettamente in grado di “gestire” il buon dottore. La sua scena clou con Bill davanti al biliardo è una piccola gemma. È interessante notare come in principio Ziegler si dimostri aperto e accondiscendente con Bill, lo invita a giocare, gli offre da bere e persino una intera confezione di bottiglie di scotch, sembra quasi emulare una figura in qualche modo molto più vicina a quella di un semplice amico, un mentore quasi. Si prodiga in tutta una serie di battute che mettono a proprio agio Bill, lo stesso, che ancora non ha idea del perché sia stato chiamato lì da Victor e probabilmente non andrebbe mai a chiederselo perso com’è nella sua ossessione verso Amanda Curran. Non appena però Bill modifichi il proprio atteggiamento incalzando Ziegler per ottenere delle risposte ecco che anche Victor muti atteggiamento, finisce il momento della cordialità e del tatto e la vera natura di Ziegler affiora e si dimostra per quello che è, mostra il suo vero lato, arrogante, autoritario e deciso, ruvido nei toni, nei modi e nelle parole, adotta un aggettivo specifico per ognuna delle persone a cui Bill faccia riferimento, decontestualizzandole e disprezzandole. Amanda la puttana, il pianista Nick qualunquesiailsuocazzodinome e mutando così subitaneamente ottiene proprio l’effetto voluto, credibilità. Bill infatti si convince, accetta la versione di Ziegler riguardo la morte di Amanda, l’improbabile morte per overdose, la porta chiusa dall’interno, la sciarada precedentemente messa in atto la notte dell’orgia, le minacce, il trafiletto sul giornale. Accetta l’esistenza di individui realmente potenti capaci di controllare gli altri, le istituzioni, l’ordine, gestire le situazioni più difficili in modo tale da ottenere il miglior risultato possibile, gli stessi individui che non esiterebbero a rivalersi su di lui o sulla sua famiglia (come esplicitato nel biglietto ricevuto davanti al cancello azzurro dal messo) in caso di una sua mancanza nei loro confronti. Ziegler probabilmente, normalmente, non aiuterebbe nemmeno Bill ma tuttavia lo aiuta forse per sdebitarsi di un favore precedente, l’incresciosa situazione Mandy, a casa sua qualche sera prima. Sul suo volto traspare persino un certo orgoglio, un sorriso sornione, sa di poterlo aiutare almeno a capire e vuole aiutarlo lasciandogli intendere di essere in grado di farlo e Bill crede, quindi, ad ogni cosa e conviene della bontà di quanto dettogli da Ziegler; solo davanti all’evidenza del suo presunto peccato (la maschera accanto alla moglie addormentata) e successivamente, con Ziegler ormai fuori scena, crolla.

In ultima analisi dopo diverse visioni di questo film ci si può chiedere chi si celi dietro la maschera del Gerofante. Ovviamente intendo l'indentità del personaggio del film che possa celarvisi e non l'attore che come è noto sia Vitali. Diverse sono le speculazioni al riguardo ma dovendo fare una supposizione avvalorata da un minimo di indizi direi che possa trattarsi proprio di Ziegler. In pincipio pensavo che Ziegler potesse celarsi sotto le spoglie dell'uomo con la classica bauta bianca, facile da indetificare perchè saluta Bill dalla loggia non appena arrivato alla magione, successivamente è sempre lui che dona una ragazza al personaggio Cruise ed infine mentre il Gerofante imbastisce il proprio disegno è tra coloro ripresi in primo piano tra tutti gli altri. Questa mia tesi ovviamente era avvalorata da una semplice intuizione e da una ridondanza delle immagini, Ziegler che riconosce il dottor Bill e lo prende in giro sapendo benissimo quale sia l'epilogo di questa sua avventura. Ancor prima di tutto ciò si deve anche tener presente che l'intera scena dell'orgia possa essere semplicemente una fase onirica dovuta all'uso della marijuana da parte dei coniugi Harford uso che peraltro sia lapalissiano in Doppio Sogno. Questo spiegherebbe anche alcuni particolari di discontinuità durante tutto il film, alcune scene viste una prima volta e successivamente leggermente differenti. Fatte buone tutte queste congetture ritornerò al punto principale del Gerofante (doppiato tra l'altro da un Oreste Lionello strepitoso). Esistono alcune similitudini tra lo stile descrittivo per immagini del Gerofante e di Ziegler da parte del grande Kubrick. Prima di tutto Ziegler invita Bill e signora presso la propria residenza per una festa, l'orgia è in verità sempre una festa nella quale però ognuno indossi una maschera, nella quale ognuno cede quindi la propria apparenza per piegarsi a piaceri tanto semplici e primari quanto importanti. Il fatto che Ziegler riesca a portarsi una puttana in sala da bagno e farsela mentre al piano inferiore la casa sia ricolma di invitati indica che sia una persona altrettanto potente. Suggerisce il fatto che sia abituato ancora una volta a gestire determinate situazioni soprattutto a proprio vantaggio. Alcune riprese e la fotografia utilizzate per il Gerofante sono molto più che simili a quelle utilizate su Ziegler nella scena del biliardo, quando il confronto tra lui e Bill evolve terminando in uno vero e proprio scontro verbale. Il panno rosso del biliardo richiama il rosso del Gerofante e anche la medesima gestualità, una inquadratura dal basso verso l'alto poi riporta gli stessi schemi di luce su entrambe le figure e se ci si voglia affidare alla numerologia, il numero delle donne nel cerchio del Gerofante è il medesimo delle biglie sul tavolo da biliardo di Ziegler. Esiste comunque un punto che possa rendere la mia teoria vana poiché la voce del Girofante (sebbene da dietro una maschera) sia nettamente diversa da quella di Ziegler e allo stesso modo lo si evince nel doppiaggio in italiano.

La storia narrata, il modo attraverso il quale viene narrata, lo studio delle caratterizzazioni, gli ambienti, i toni soffusi, e ora marcatamente delineati, i colori caldi e quelli freddi che convivono in uno stesso ambiente, l’ambiguità celata sotto insospettabili spoglie. Realtà e sogno, percezioni reali o alterate, voluti cambi di scena, la comune realtà capace di nascondere quanto di peggio l’odierna società possa offrire e perpetrare, errori non convenzionali e una sorta di stasi che quasi annulla il momentum rendono EWS una storia non convenzionale. Ancora una volta un viaggio verso la propria indole, la propria luce arcana, un faro sempre visibile che può in qualunque momento cessare portando l’individuo alla pazza ricerca di sè in una infinita lotta tra sensi di colpa, peccati veri o presunti, azioni di vita, azioni di morte. La fine della storia, il faccia a faccia con Alice, la disperata confessione ci riporta alla cruda realtà, dove l’unica soluzione possibile non ha niente a che vedere con la spiritualità e dove il tempo è per definizione finito come è finita la vita dell’uomo. Il crescente turbinio che accompagna Bill, minaccia di distruggerne la vita completamente ed irrimediabilmente, l’agognata redenzione e la tanto ricercata espiazione finale della propria colpa, sia essa vera o presunta, questa agognata catarsi viene dunque naturalmente liquidata (ponendo quindi in secondo piano i possibili quanto gravi peccati di Alice, l’ambiguo rapporto che ha il Signor Milich, Rade Sherbedgia (doppiatore di se stesso anche in italiano), con la figlia, interpretata da una giovanissima e volutamente ambigua Leelee Sobieski, solo per citare alcuni esempi, non con una intensa emozione, come ci si potrebbe aspettare ma al contrario con l’espressione di un atto che, indicato anch’esso brutalmente da Alice, in quel contesto, in quella situazione ed in quel modo non ha nulla di emotivo. Scopare.

Il film è presentato in un formato originale 4:3, Kubrick volle questo formato infatti anche per i principali screening nei cinema. In ogni caso preciso che il formato originale non è una riduzione, ma l'immagine del mascherino completa, ovvero, il mascherino originale inteso per il corretto rapporto di visione voluto dal regista. Come nota a margine consiglierei senza dubbio la lettura del lavoro originale di Schnitzler e anche entrambi i classici di Carroll. Queste letture permettono di allenare la mente ad una più concreta visione e comprensione della storia narrata da Kubrick. Una postilla sulle versioni esistenti del film, sono due ed essenzialmente differiscono non in quanto a lunghezza ma bensì per l’inserimento coprente di alcune controfigure digitali durante il “percorso” di Bill nella magione durante lo svolgimento dell’orgia. Benché non vi siano scene esplicite di sesso la censura americana impose questi inserimenti coprenti e così mentre nella versione europea (che io possiedo) nessuna presenza in nero si frappone tra l’occhio dello spettatore e le nudità impegnate dei partecipanti all’orgia, esse si materializzano ed impediscono in parte la completa fruizione della scena. Altra nota caratteristica dei film di Kubrick, spesso la parti scritte, articoli di giornale, lettere o avvisi sono tradotti nelle varie lingue del doppiaggio.

Una nota sul doppiaggio italiano devo aggiungerla, considero Chevalier la migliore voce per Cruise, in Eyes Wide Shut viene doppiato da Massimo Popolizio che lo caratterizza aggiungendo un senso di insicurezza misto a vulnerabilità. Non discuto la qualità del doppiaggio, il lavoro di Popolizio è egregio tuttavia fu proprio il suo timbro diverso dall'abituale Chevalier a spiazzarmi durante la prima versione in italiano.

Concludendo ecco alcune speculari riflessioni relative a molti e vari altri spunti narrativi presenti nel film: è interessante notare il fatto che il dottor Bill finisca sempre con il narrare una menzogna al proprio interlocutore al fine di poter ottenere, da esso, l’informazione di cui ha bisogno. Nonostante in principio provi sempre ad essere sincero, riesce nel proprio intento solo mentendo. Il mero baratto del falso contro vero, questa forma elementare di scambio, elementare certo, eppure così efficace, assume uno spessore ben più che simbolico, richiama alla decadenza dei rapporti interpersonali, all’effimero, alla vulnerabilità dell’animo. Ciò che in fondo il buon Dottore ritenga essere solido e reale, deflagra annichilendosi immediatamente non appena Alice, l’Alice nascosta, la vera Alice, l’Alice solo apparentemente persa ed inevitabilmente affamata affiora, il suo sogno, nella mente di Bill smette di essere un sogno e diventa in realtà un passato reale con al centro sua moglie, sua immancabile ossessione. E l’ossessione guida Bill nelle sue azioni, il tradimento di Alice, la morte di Amanda, la ricerca della felicità alla fine dell’arcobaleno come enunciato a chiare lettere da Nuala (doppiata da Ilaria Stagni) alla festa. Alla fine il dolore, la sofferenza e la vergogna mantenute dentro e ben celate lungo tutto il film affiorano, in un pianto amaro (la tanto sospirata catarsi che però non giungerà a compimento), dirompente ed intenso all’aver scoperto la maschera sul letto accanto ad Alice ancora o presumibilmente addormentata. Relativamente ai partecipanti mascherati all’orgia, in realtà, sono proprio loro ad avere una paura fottuta di Bill, molto più di quanto Bill non ne nutra nei loro confronti. È un dato di fatto, essi reagiscono alla paura instillando la paura proprio alla fonte che origina la loro. Inutile dire che esistano molte altre chiavi di lettura e che ovviamente vi invito ad esplorare.