Iron Man 3 - 2013

Ormai giunti alla fase due, in un universo ormai acquisito (o quasi, lo vedrete in seguito), con i crossover che hanno sempre caratterizzato la Casa delle Idee, con una grande storia da raccontare (sulla carta) e soprattutto con un avversario, la nemesi per eccellenza, degna di cotal nome (o almeno così sembrava), l'uomo di latta, eccentrico miliardario e genio visionario più famoso, Audi munito, ritorna per scrivere il terzo capitolo delle sue avventure, ultimando così, una delle migliori trilogie sui supereroi mai create nonostante tutto, certo, migliore anche di quella di Nolan sul Batman. I fatti sono ineluttabili ma devo nonostante tutto ritornarvi. Nolan delude fortemente con un terzo atto debole come è debole la figura dell’eroe che prova a ritrarre, affrontandolo quanto più realisticamente possa essere realizzato, fallisce perdendosi nel suo stesso labirinto. Non esiste un modo per accontentare tutti quanti ma, lavorare su di un adattamento è una cosa quanto mai delicata soprattutto se la fonte sia un fumetto, e quanto più questo sia conosciuto, diffuso e famoso tanto più le aspettative risulteranno essere alte. Spesso si cade precipitevolissimevolmente ma con un incasso di un miliardo, codeste critiche resteranno volubili. Sfortunatamente tutto questo non basta e anche nel caso di Iron Man 3, dei tre, è l’episodio più debole per moltissimi motivi. Analizzerò tutti gli aspetti ma senza dubbio posso già affermare che quelli negativi siano di gran lunga più prominenti e questo è un vero peccato.

Siamo come detto nella Fase due, i Vendicatori sono a riposo (anche se solo momentaneamente), mentre si avvicina il momento del Winter Soldier (e non specifico altro a riguardo), il più importante dei loro membri, ha sempre qualcosa da fare, se non altro, la progettazione di una nuova armatura. Accompagnato dalla sempre fedele Pepper, una Gwyneth Paltrow, forse qualcosa più di fedele e da Jarvis (Bettany sempre al top), Stark interpretato egregiamente ancora una volta da Robert Downey jr., ad oggi forse la migliore scelta come interprete per un doppio ruolo da supereroe dopo l’inarrivabile Christopher Reeve, si trova ad affrontare finalmente la sua nemesi, il Mandarino caratterizzato (vedremo come) da Sir Ben Kingsley. Stark deve fronteggiare le conseguenze degli eventi che noi tutti conosciamo e la sua stessa possibile distruzione non prima di un approfondimento introspettivo, quasi un ripasso di sè, cronologicamente situato nel non tanto immediato passato. Precedentemente vi son stati accenni, seppur minimi (è un film per tutti e soprattutto per il pubblico giovane) a filoni narrativi come “Demon in a bottle”, qui assistiamo agli effetti della traumatica esperienza extra dimensionale di Stark, alla sua indole combattuta, alle chiare implicazioni delle scelte che è portato a fare e lo vedremo anche affrontare e risolvere il quesito più importante e cioè se sia l’uomo a fare l’armatura o viceversa. Con cotali premesse mi aspettavo ben altri risultati da questa trasposizione cinematografico-visiva. Le speranze dei veri appassionati vanno in pezzi alla visione di codesto film e per questo motivo ecco di seguito tutti i pezzi che proprio non vanno.

Pezzo uno: L’armatura. Nulla da eccepire sugli effetti pratici e digitali che caratterizzano ed articolano Iron Man. Ogni dettaglio è perfetto, molto difficile distinguere un effetto pratico da uno digitale, lo standard è stato sostantemente migliorato nell’arco dei tre film e questo è anche indicatore dello spessore dalla produzione. Il potere economico della Disney c’è e si vede. Le prime discrepanze tuttavia le si incontrano a livello narrativo. Precedentemente durante lo scontro con Thor si è potuto constatare il livello di durabilità dello chassis, anche se questo scontro nell’universo fumettistico sarebbe terminato in tutt’altro modo, sul grande schermo Iron Man tiene agevolmente testa persino al dio Asgardiano senza sudare troppo. Gli sceneggiatori si presero una bella licenza e pensai che all’epoca questa fosse una grande pecca. Oggi sono costretto a ricredermi perché, quella licenza di allora è nulla in confronto a ciò che si sia combinato qui. Tutto è rimesso in discussione e lo si evince dal nuovo livello di resistenza impostato di ogni singola armatura che, questa volta, risulta essere praticamente nullo. Va bene tutto ma la drammaticità può essere ricreata in altri modi, un giorno l’armatura resiste al martello di Thor, il giorno dopo un soldato extremis (su questo termine stenderei un ulteriore velo pietoso) la accartoccia come carta argentata. Nulla da eccepire sul design, nell’approccio tecnologico dell’armatura per tutto il tempo che è presente sullo schermo, certo non è molto ma le integrazioni bondiane nella trama non sono disdicevoli. Il reparto creativo ha sfornato prototipi su prototipi ed allo stesso tempo ha caratterizzato ogni modello per una funzione specifica, peccato che al dunque e comunque prima della resa dei conti finale, ogni armatura sembri essere incappata nello stesso tipo di materiale difettoso e non serve a nulla il fatto che il povero Tony, tentando di superare le proprie paure e il grande stress post trauma di cui soffre, passi notti e giorni a costruire armature sempre migliori ed efficaci.

Pezzo secondo: Il Mandarino. Qui tocchiamo il fondo. La nemesi di Stark è il Mandarino, l’uno sopperisce con la scienza, l’altro con la magia, l’uno crea, l’altro distrugge, l’uno ha cuore, l’altro è spietato. Era così difficile trovare un compromesso e rendere degna di nota questa figura essenziale senza per questo denaturarla e reinventarla da zero, dimenticando ogni cosa e soprattutto identificandola come una icona che risulta essere profonda quanto un foglio di carta osservato di profilo. Il genio creativo non ha limiti come nemmeno il mago del budget e allora perché non usare un modo logico? E se tanto importanti sono le referenze tra i vari personaggi e le singole storie, se tessere le varie tele che hann portato ai Vendicatori non è stato lavoro inutile perché non infondere un po’ di quell’essenza mistica nel Mandarino? Il problema delle arti mistiche è stato affrontato in Thor, sono state stabilite alcune basi, alcuni punti cardine e sarebbe stato molto logico da quelli, proseguire oltre e invece, si regredisce perché conviene cambiare e assumersi, e questo è innegabile, un grande rischio. Tutti coloro con i quali ho parlato di Iron Man 3, e sono tutti fumettari vecchi e consumati come me, concordano nel dire la stessa cosa. Sarebbe stato meglio evitare questo personaggio ed aspettare tempi più opportuni invece di ridurlo a questa pantomima inutile. Certo è un terrorista o forse no, è il Maestro, no forse no, certo rompe i maroni a Stark, senza dubbio ma cosa valgono decenni di storie, di approfondimenti, di analisi, di scontri epici se poi è trattato alla stregua di una sagoma di cartone, riempitivo della scenografia? Cosa vale distruggere ogni cosa se non al mero innesco della consolidata espressione azione uguale reazione che anima e muove le grandi ruote della storia… si sono stravolte le origini del tessiragnatele e allora perché rendere più credibile l’origine e l’esistenza stessa di un personaggio come Il Mandarino attingendo ai canoni “giusti”. I dieci anelli, la loro origine, il loro legame simbiotico a dire poco, la sete di potere, l’annichilimento dello stesso universo, avrebbero sicuramente meritato ben altro spessore. Sono grato alla Marvel di aver portato Iron Man davanti ai miei occhi 33 anni fa e allo stesso modo sono profondamente deluso di come lo abbia maciullato adesso. Concludendo direi che ci si trova davanti ad un clone di Stane, nessuna innovazione, nessun senso pratico ma la massa vuole questo e allora ammassatevi pure.

Pezzo terzo: Extremis. Non vengo certo a spiegare a voi lettori cosa sia Extremis, non ne avrei la pazienza e probabilmente voi neofiti non capireste, risparmio questo tempo ad entrambi e mi fermo solo un attimo a pensare cosa sarebbe potuto essere questo film se in fase di sceneggiatura si fosse davvero implementata la nanotecnologia per l’armatura di Stark.

Pezzo aggiunto: War machine. Ottima la riconfermata scelta di Chandle nel ruolo di war machine, sicuramente in questo film viene enormemente ampliato il suo ruolo e le dinamiche che persistono con il personaggio Stark ma tuttavia WM sembra semplicemente un innesto atto a colmar vari vuoti narrativi più che una parte organica del tessuto narrativo. Trovo molto più efficace il tag-team del secondo film contro Vanko, si lo so, sono incontentabile ma a ragion veduta questo è solo uno degli innumerevoli aspetti negativi.

Pezzo unico: L’amore, il viaggio, l’uomo e tutto quanto. Vada per la risoluzione cuoricida con Pepper, passi anche la Pepper in armatura che fa tanto pari opportunità oggi e che si prende il non piccolo merito di annichilire il vero cattivo di turno a ragion veduta, passi persino il solito cliché della gelosia ma perché si è ritenuto necessario sottoporre l’uomo Stark ad un intervento per la normalizzazione della sua condizione cardiaca? Mi riferisco ovviamente, per chi ancora stia dormendo, alle micidiali schegge ancora presenti nel suo corpo che minacciano di dilaniargli la pompa e che sono tenute a bada dal power-up presente nel suo torace. A questo punto si potrebbe pensare della tardività del suddetto intervento di quasi due film o forse, più realisticamente, ci si rende conto di quanto sia irrimediabilmente miope la regia di Shane Black rispetto a quella di John Favreau, intendiamoci parlando di comics (e tralasciando l’universo Ultimate volutamente, per il quale non ho la minima considerazione) Stark si sottopone ad un intervento per avere un nuovo cuore bio-meccanico. Quando Stark non può contare più sul suo normale supporto tecnologico e intendiamoci, Stark che prende in prestito un po’ di Bond e un po’ di Holmes non stona, deve comunque trovare una via alternativa per poter sopperire alla mancanza della sua potenza tecnologicamente avanzata quale è l’armatura, va persino bene che all’improvviso sia a conoscenza di tecniche avanzate di combattimento, ma perché ancora una volta ci troviamo in un film di un supereroe chiamato Iron Man e però a conti fatti il film si sarebbe dovuto chiamare Stark, il genio oscuro. Stark che fa il Wayne per un po’ aggiunge pathos e tensione considerando la violenza praticamente inesistente sullo schermo perché questo purtroppo è un film per tutti. Non posso non rimarcare il fatto che tuttavia dato il tanto e tale materiale disponibile su Iron Man, tutto questo sia troppo poco, e troppo puerile questa direzione intrapresa a questo punto dell’evoluzione, pardon, involuzione visiva del personaggio. Molte similitudini ci sono con il terzo Spiderman diretto da Raimi, si ha come la sensazione che la storia termini in modo sin troppo immediato nonostante la durata, si sente la mancanza di struttura proprio dove questa sia più necessaria, la relazione tra Stark e Pepper. Può andar bene anche così? Non credo ma ormai il danno è fatto.

Paradossalmente dove l'amichevole arrampicamuri di quartiere continua a fallire salvo poche e rare eccezioni (troppo poche in verità per potervi trovare un che di positivo), dove l’universo mutante muta di continuo e tutto acquisisce la solidità del polistirolo anche lo Stark cinematografico mostra cenni di cedimento, cedimento rispetto al suo alter ego disegnato. Si deduce che proprio Stark, Iron Man sembrasse essere destinato in modo sempre più prorompente a essere l'eroe di punta della Marvel, cinematograficamente parlando almeno. Oggi si può affermare che sia sempre una questione di interpretazione, di fedeltà, di scelte e di appeal. Da appassionato Marvel e da appassionato del vecchio corso, l’unico corso in effetti degno di tal nome, non dovrei profondere così tante energie nell’approfondire questo nuovo film eppure... la potenza produttiva della Disney si vede e si sente anche troppo e secondo il mio non modesto parere, le scelte narrative e l’azione sono pesantemente influenzate da chi impiega risorse e capitali atti a realizzare il film.

Guardate pure questo film in 3D, non ne resterete delusi, guardatelo in 2D e ovviamente non dovrete preoccuparvi di un paio aggiuntivo di occhiali oltre ai vostri se li inforcate, unica postilla per la visione è quella di sedersi in un cinema degno di tale nome. Ovviamente è immancabile una breve scena di approfondimento dopo i crediti finali, Stark chiacchiera amabilmente con il dr. Banner di qualcosa che entrambi conoscono sin troppo bene. Conviene che attendiate codesta scena per saperne di più. Questo terzo episodio non è il migliore dei tre. Le forti discrepanze di adattamento come esplicitato precedentemente sono, a mio avviso, controproducenti per quella porzione di pubblico che è abituata alla mitologia del fumetto, le varie falle nella storia sono davvero macroscopiche e sopperire con ottimi effetti e ottime scene d’azione con un seppur minimo approfondimento introspettivo/psicologico almeno per quanto riguarda il protagonista risulta ben poca cosa rispetto a ciò che si sarebbe dovuto e potuto realizzare. Iron man 3 si certifica visivamente e produttivamente parlando come netto miglioramento rispetto ai precedenti episodi ma paga dazio per storia ed adattamento, a conti fatti raggiunge a mala pena la piena sufficienza (anche se paragonato ad Oblivion è un capolavoro) e annovero tristemente, quindi, questo terzo atto alla stregua di tanti terzi atti molto simili in quanto a riuscita, Spiderman 3 di Raimi, Il terzo atto del Batman di Nolan ma anche quello di Joel Schumacher, Blade 3 e così via…

Iron Man 3 resta un film godibile per tutti coloro ai quali della mitologia originale non freghi nulla, per i giovani e meno giovani non legati così visceralmente alla galassia dei comics, fate pure, sempre meglio che sorbirsi Oblivion… nemmeno l’utilizzo di udite, udite Extremis riesce a rivalutarmi l’intera storia, molti di voi probabilmente non comprenderanno Extremis ma direi che sia un bene in questo caso l’ignoranza perché in questo modo ci si pone neutri, slavati dei propri eventuali preconcetti alla visione di Iron Man 3. John Favreau, diresse due film centrando perfettamente il personaggio, l’uomo, le ambizioni, il suo destino e il suo impero, la sua eredità, il suo retaggio e il rapporto duale padre/figlio, i pregi ed i difetti che si tramandano ed appunto i conflitti che sorgono indipendentemente dal tempo, dalla vita e dal resto dell’universo creato e di Thanos. Non so cosa possa riservare un quarto eventuale quanto improbabile seguito, certo è che il seguito dei Vendicatori dovrà riassettare non poche grane ma contenti loro e contenti voi… questo film raggiunge una buona sufficienza, non fatevi ingannare dalla sufficienza, considerando il calibro produttivo ci si sarebbe dovuti trovare davanti ad un capolavoro ma a quanto pare si deve pazientare ancora.