the wolf man 1941

Credo che la storia sia conosciuta da tutti e non abbia bisogno di particolari presentazioni. Il grande Lon Chain Jr. interpreta Larry Talbot, che, causa morte del fratello, ritorna dall’America alla magione paterna in Galles. Durante la notte, nel tentativo di salvare una giovane ragazza uccide un licantropo ma viene anche morso, Larry, durante il plenilunio diviene un licantropo a sua volta. Larry Talbot è un uomo analitico, intelligente, fisicamente imponente, dall’animo gentile e sensibile e dal cuore nobile, inevitabile, il contrappasso al quale è destinato, lacerato dal dubbio e senza il minimo controllo sulla bestia che ora dimora in lui, troverà la pace solo per mano del padre, John Talbot interpretato magistralmente da Claude Rains, un uomo posato e pratico e si intuisce, dalla mente molto aperta.

Questo film contiene tutti gli elementi essenziali relativi alla mitologia del licantropo, è probabilmente il film per antonomasia sull’uomo lupo, un occhio poco allenato potrebbe obiettare relativamente alla semplicità con cui la storia venga rappresentata, tuttavia, è impossibile non essere risucchiati dalla spirale di precarietà nella quale precipita il protagonista. Gli effetti sono realizzati con la tecnica della dissolvenza, un processo lungo e lento per ottenere pochi istanti essenziali sullo schermo. La bestia è antropomorfa, è sicuramente assodato che vi sia una separazione senziente ben definita tra l’uomo e il licantropo, agiscono in modo indipendente salvo per quei pochi attimi precedenti la trasformazione.

Un punto questo ripreso in seguito in molti film. La partecipazione di Bela Lugosi nei panni di uno dei gitani (nonché originale licantropo) aggiunge quella nota di folklore e caratterizza un personaggio che sarà sempre presente in storie di questo tipo, il personaggio che custodisce la triste e tetra verità sul licantropo.