Qui stiamo ad osservare, qui stiamo e basta. Domani è ancora lontano però ho sempre modo di rifiutare, darmi altrove, ingannare la vita e morire un poco chi lo sa. Non che ci sia un gran feeling, a volte penso di aver accettato solo per provare a me stesso la mia incompatibilità, resterei a guardare lo svolgersi del tutto e accennerei al momento del commiato magari una smorfia simile ad un sorriso di circostanza ma non sono queste le cose che mi impediscono di essere presente. Farò tardi anche stanotte mentre tento di realizzare un ordine nelle mille ombre intarsiate che questo riflesso provoca. Un po' per volta, piccole mosse come sempre, piccole o grandi mosse che ci fanno tanto incazzare e ci fanno sudare e ci fanno soffrire quando ogni parola è solo un gradino per rendere la caduta più dolorosa. Intrecciare parole e pensieri è difficile se alla fine vuoi ottenere una ricetta brevettata che non deluda mai ogni attesa, sembra un po' la fiera del precotto del Dr. Winkman ma non abbiamo uova che saltano dal loro contenitore ed iniziano a sfrigolare sul piano della cucina tra una verza e un po' di arance mentre dal frigo si odono solo grugniti e strane presenze prendono possesso di uno spazio a loro estraneo. Penso e credo che le piaccia stare lì, al centro dell'attenzione in modo spontaneo, non la cerca ma la attira in ogni caso, il centro del tutto per lei. Inizia suonare il basso e ogni nota si anima, non aspettano che questo e un altro motivo cresce, la gente ascolta, piano, si anima, cala il silenzio e la musica sale. Specchio dell'anima, oltre le montagne sin dove lo sguardo si perde e tutti sono felice di intraprendere questo viaggio. Ogni secondo si allenta ogni istante raddoppia infinitamente. Se parlare ed intendersi divenisse sì facile come suonare insieme eppure non lo è. Faccio un cenno, una sigaretta è già accesa, non è tra le mie preferite ma a volte non puoi stare lì a sindacare. Viaggio di maggio e sono ancora attendendo che finisca. Prima comprendi la natura di qualcosa e prima scendi a patti con il resto dell'universo e poi chiedo cosa si fosse illuso di ottenere. L'ora è quella che è, i pezzi sono molteplici, incollare tutto non è una cosa fattibile, non vi sarebbe ragione e poi anche volendo il risultato non sarebbe nulla di lontanamente auspicabile o immaginabile e pertanto non ci si tenta nemmeno.

Sempre la solita coda, sempre la solita aria ed io aspetto un po’ atterrito un po’ rassegnato perché sarebbe anche ora che qualcosa si smuovesse. Stanno potando gli alberi, forse potare è un eufemismo e comunque forse c’erano sin troppi alberi intorno, meglio abbatterne un paio in ogni caso. Ci sarà molto più spazio, meno foglie secche e meno aghi di pino per terra. Ho quasi terminato il pacchetto di sigarette appena comprato, sto per iniziarne un altro, non è che mi accorga di quanto il tempo passi in fretta. Ecco che qualcosa si smuove, nasce una seconda coda, l’uodica è sempre nei paraggi, non so, è da un po’ che frequenta questo piano. Personalmente non me ne sono mai preoccupato, certo averne coscienza è tutta un’altra storia ma cos’è questa in fondo se non una storia. La carta non manca mai, i pensieri poveri quelli non sanno che strada percorrere. Le mani non reagiscono molto bene e allo stesso modo il braccio sinistro. Troppo dolore in questi anni, troppo dolore e scarsi tendini. Ho distrutto un cellulare, lo ho lanciato contro il muro. Certo l’uodica sta sempre ad osservare, è il suo piano e nulla potrà distoglierlo dal suo esistere. Piove a tratti, pioggia grossa e fina allo stesso tempo. Pioverei un po’ anche io ma non sono in vena. Ho acquistato due nuove bottiglie, non si sa mai arriva qualcuno, si può offrire un maraschino o uno scotch. Chiara è in giro come al solito. Vera non ne vuole sapere di suonare alle quattro. Vinnie si spazzola la coda di cavallo ed a volte nitrisce. Marika mi ha invitato alla partita ed io sono ancora qui a sbattermi di pioggia mentre brucio tabacco e polmoni ad un ritmo impressionante. Forse pioverà ancora.